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5° RAPPORTO NAZIONALE SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA
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[SCHEDA 36]
IL RUOLO DEI NONNI NELLA FAMIGLIA ALLARGATA
Si parla di famiglia “allargata” quando nel nucleo familiare si registra la simultanea presenza di genitori, nonni, generi, nuore, nipoti, fratelli, zii. Dall’analisi condotta sull’evoluzione della condizione anziana in Italia emerge la rappresentazione di una terza età ancora dinamica e vitale, che conquista un ruolo più significativo in un quadro aggiornato della famiglia moderna.
I nonni si segnalano come i nuovi protagonisti attivi, e non passivi come in passato, di una società organizzata che vede al centro la famiglia come struttura portante dell’organizzazione sociale contemporanea. A dispetto dei molteplici meccanismi emarginanti, ereditati dalla famiglia patriarcale, i nonni moderni sono ora in grado di proporsi con accenti e caratteristiche diversi, per conquistarsi un posto di rilievo nella famiglia contemporanea. Il lungo e difficile momento di transizione dalla prima infanzia all’adolescenza, e dall’adolescenza alla prima età adulta, lungi dal trovare ostacoli nella presenza della cultura “superata” degli anziani, trova oggi in essa motivo di evoluzione e di stimolo, impensabile fino a qualche anno fa. L’allungamento della speranza di vita e la consapevolezza degli anziani di sopravvivere più a lungo e di poter godere della crescita di nipoti, e talvolta di pro-nipoti, finisce per conferire a questa fascia di età ruoli nuovi e significativi. Nella famiglia allargata, in cui sono sempre più frequenti i fenomeni di rientro forzoso dei giovani nel nucleo familiare d’origine per perdita di lavoro o di reddito, a causa di separazioni o divorzi, si vanno evidenziando caratteristiche sostanzialmente diverse da quelle della famiglia tradizionale.
L’Identikit del nonno. Secondo l’ultimo censimento, in Italia si contano circa 11 milioni di nonni, che rappresentano il 38,4% della popolazione degli ultraquarantenni. Le nonne, più numerose dei nonni, sono pari al 60% della categoria. Dati recenti evidenziano che degli 11 milioni di nonni, 7 milioni hanno più di 65 anni. Oltre il 70 % degli anziani assolverebbe al ruolo di nonno nei confronti di una media di circa 4 nipoti. Prevale la presenza femminile (71,3%) specie nelle regioni del Centro e del Sud (rispettivamente 75% e 72,5%).
Si rileva che il 58% dei nonni (poco più di 6 milioni) abbia almeno un nipote con meno di 14 anni; rapporto che si riduce drasticamente al 20,1% per i nonni ultrasessantacinquenni. La maggioranza dei nonni con nipoti di età inferiore ai 14 anni si occupa di loro in varie occasioni, ma le nonne sono, al riguardo, molto più attive. Solo il 13%, infatti, non si occupa mai di loro, contro il 18,8% dei nonni.
Si evidenzia inoltre che ben il 29,8% dei nonni, seppure ancora personalmente impegnati in attività lavorative, si occupa dei nipoti. Risulta inoltre che, anche se solo il 10% dei nonni vive insieme ai propri nipoti, nella maggioranza dei casi essi vivono comunque in zone relativamente vicine. Tra gli ultrasessantacinquenni, 1 su 6 condivide con uno o più nipoti lo stesso caseggiato, e 1 su 4 risiede nel raggio di un chilometro.
I dati sembrano confermare che la categoria dei nonni continua ad essere una risorsa capace di svolgere una funzione sociale alla quale famiglia e società non sono in grado di rinunciare.
Ed ancora emerge che 6 bambini su 10 sono affidati ai nonni e solo 2 frequentano l’asilo nido (per carenza di posti, per rette troppo onerose, o per carenze di asili nel comune di residenza). Il 42% dei nipoti, alla nascita, ha ancora tutti e quattro i nonni.
In definitiva, l’affermazione secondo cui “se non ci fossero i nonni si dovrebbe inventarli” sembra confermata dalla realtà dei comportamenti.
Il nonno ideale. Tale figura, uomo o donna, considerata la loro complementarietà nella relazione con i nipoti (pur riconoscendo alla nonna un impegno più intenso) ha un’età compresa tra i 65 ed i 74 anni, dimostra di aver intrapreso ed accettato positivamente la propria vecchiaia, vive con il coniuge, vicino, ma non insieme ai figli e nipoti, risiede in una zona periferica; il suo livello di istruzione è medio. I nipoti sono fanciulli tra i sei ed i dieci anni di età; egli li incontra spesso, motivato sia da necessità contingenti (offrire aiuto ai figli) che dal desiderio di stabilire legami affettivi; pur amando e ricercando la compagnia dei propri nipoti, tale nonno non si assume responsabilità educative onerose, si limita a proporsi come sostegno utile per i genitori. Il nonno ideale è una persona disponibile a collaborare, ad offrire consigli alla generazione di mezzo sui problemi dell’educazione nel rispetto delle scelte operate dai genitori. Egli ricava soddisfazione dal rapporto con i nipoti al di là dell’efficacia della sua azione educativa; ritiene contemporaneamente un piacere ed un dovere il dedicare tempo ai bambini dei suoi figli; sa rapportarsi con loro dimostrando intraprendenza e dinamicità, privilegiando le modalità ludiche e la trasmissione del proprio vissuto e di quello della famiglia; egli percepisce, quale aspettativa principale dei nipoti, il bisogno di ricevere affetto e comprensione, ma è sensibile anche alla richiesta di doni, che gli appaiono utili come mezzi per rafforzare la relazione. Tali osservazioni sono ovviamente orientative ed influenzate da variabili soggettive ed oggettive. Nonni, del resto, non si nasce, ma si diventa.
La funzione di nonno fa seguito alla nascita di un nipote, con la consapevole assunzione di un ruolo, assorbito tuttavia impercettibilmente fin dall’infanzia, secondo i modelli comportamentali e sociali di riferimento di ciascuno.
Il ruolo dei nonni nell’inserimento sociale dei nipoti. Da un recente studio emerge che su 500 casi di bambini disagiati socialmente, quelli cresciuti senza anziani in famiglia hanno più problemi di inserimento sociale. Sotto accusa, insomma, le famiglie che hanno fatto a meno del ruolo educativo dei nonni.
Il rapporto segnala che il 47% dei bambini cresciuti senza nonni ha manifestato maggiore propensione alla violenza, in particolar modo la tendenza è più accentuata nei maschi. Nel campione di età preso in esame, compreso tra i 6 ed i 12 anni, coloro che non hanno avuto accanto i nonni:
sono risultati più lenti nel processo di apprendimento scolastico (18%);
hanno imparato più lentamente a parlare (27%);
hanno maggiore difficoltà di integrazione sociale (36%);
hanno più difficoltà a socializzare con gli altri coetanei (15%).
Secondo la ricerca, almeno un nonno in famiglia ha reso i bambini:
più bravi a scuola (19%);
meglio disposti verso gli altri coetanei (22%);
più educati (38%);
meno sensibili al richiamo della tv e della pubblicità (47%).
I nonni in conclusione incidono sul processo di autostima (nel 52% dei casi gli intervistati dimostrano di essere più sicuri di sé); la loro assenza, al contrario, provoca l’incremento della visione di programmi violenti (per l’80% dei casi) e del consumo acritico di pubblicità.